giovedì 31 marzo 2016

#Madras ora Chennai

Ricordi indiani/ si parte - Madras
Ho appena letto di un terremoto piuttosto forte avvenuto in India.
http://www.centrometeoitaliano.it/terremoti-e-geofisica/terremoto-oggi-india-8-novembre-2015-scossa-m-6-3-isole-nicobare-dati-ingv-33128/
A volte il caso, ma sarà davvero un caso?, mi sorprende: proprio ieri rileggevo alcuni appunti di un lontanissimo viaggio in India.
Era il 1881, ero ancora sposata, e stavo andando in India proprio per merito del lavoro del mio ex: Lui, io, Lamberto C. produttore di tessuti pratese, sua moglie adesso ex, un loro tecnico con moglie.
Prima tappa Madras, sud dell'india, un po' meno drammatico, mi dicevano, che il nord.
A Madras producono tessuti scozzesi dai fantastici colori.

immagini prese da internet
Ricopio qualche appunto:
15 gennaio 1981
Piove. Sono le 19,30 ora locale, in Italia le 15,30. 
Ho acceso uno stick di Sandalo per profumare l'aria e la radio trasmette musica indiana, sommessa e cantilenante.
Dalla finestra guardo le luci rade di Madras, che di giorno è tutta verde.
Siamo nel Sud dell'India. (Adesso Madras si chiama Chennai)
…………
Siamo partiti dall'aeroporto di Fiumicino, dopo essere passati da Prato per riunirci ai compagni di viaggio.
All'aeroporto soliti controlli, una marea di gente parte per l'India. Non l'avrei mai creduto.
L'impatto con l'Air India non è gradevole, al posto assegnato a Gianfranco (il mio ex) c'è un uomo enorme forse ubriaco o forse malato o drogato che sembra sprofondato in un sonno profondo e neppure il personale di bordo riesce a svegliarlo.
Provano anche a sollevarlo in due, ma niente da fare. 
Il Capitano offre in cambio un posto in prima classe: vai tu, no vai tu, ma tu hai male al ginocchio, ma tu…insomma alla fine accetta Gianfranco che interpretando benissimo la parte del marito innamorato che non può lasciare sola la mogliettina (io) riesce a portare in prima anche me. 
E così, fingendoci assai dispiaciuti di lasciare gli amici ce ne andiamo a fare i pascià.
Accidenti, viaggiare in prima classe è eccezionale!
Non ci lasciano stare un attimo: regalino, caramelle, cotone per le orecchie, drink, e la proiezione di un film che comunque avevo già visto. Vicino a noi due romani,coppia anziana, ai quali il viaggio era stato offerto da una Ditta loro fornitrice.
La hostess ha un viso molto bello e Gianfranco occhieggia e intavola difficili conversazioni in inglese….. 
Io non riesco a dormire: sono agitatissima, i jeans stringono, l'emozione toglie il fiato. Dormirò in albergo.
Madras è (forse lo era nel 1981..) un città nel verde, molto lontana da quello che mi aspettavo di trovare in India. 

Ci staremo pochissimo, dobbiamo andare anche a Bombay.



#Ricordi indiani:miseria a Bombay (ora Mumbai)

Adesso l'India è una potenza economica, e sarà molto cambiata e simile (purtroppo) a noi. 
Ma nei miei appunti ho ritrovato un' India incredibile.
Uno dei ricordi più vividi è l'arrivo a Bombay, il primo impatto con questa enorme quantità di gente, davvero esagerata, una folla che comunicava, dormiva, mendicava, faceva i suoi bisogni accoccolandosi con la massima disinvoltura sui marciapiedi. 
Vigili con le dita nel naso e i calzettoni senza piedi. 
E mentre il taxi filava per le grandi strade, nel crepuscolo, i miei occhi vedevano situazioni che la mia mente quasi non accettava.
File e file di baracche e capanne miserevoli, e bambini, vecchi, storpi, donne per lo più bellissime, in sari. 
Improvvisamente, meravigliosa e inaspettata, una lunghissima processione che poi ho saputo essere cattolica; e le affascinanti luminarie per i matrimoni che là si celebrano con sfarzo incredibile.
E poi Marina Drive e la splendida baia, e l'arrivo al nostro hotel, il Taj Mahal, sontuoso e pieno di luci mentre tutto attorno una piccola folla di indiani stazionava quasi tutto il giorno e guardava dentro, tenendosi lontano, con gli occhi sbarrati per lo stupore.
E ancora più vivo mi torna il ricordo della prima sera, quando abbiamo deciso di uscire e fare due passi, e ci siamo trovati quasi travolti e assaliti da orde di bimbetti cenciosi e infelici, magrissimi, che con voce cantilenante ripetevano senza sosta "one rupie, one rupie…" attaccandosi alle gambe degli uomini, tirando noi donne per i vestiti.
Su tutto stagnava un forte odore di piscio.
Ci siamo lasciati commuovere (e non era possibile fare altrimenti) ed uno di noi ha allungato una manciata di monetine.
A quel punto si sono aggiunti altri bimbi, una madre col piccolo magrissimo in braccio, e alcuni storpi hanno cominciato a seguirci finché, col cuore stretto e pieni di angoscia e anche vergogna (almeno io) siamo rientrati in fretta.
Mai avevo vissuto così nettamente il disagio di entrare in paradiso lasciando gli altri a piangere all'inferno.
La sera siamo andati tutti a dormire turbati e tristi, non avevamo ancora capito che in India elemosinare non è come da noi, è abituale, che la povertà non è miserabile e abietta e che quei bimbi, quelle madri, quegli storpi non sono disperati come lo sarebbero da noi. 
La loro filosofia li aiuta ad accettare quello che chiamano il karma.
Così almeno mi dissero… ma oggi mi chiedo se non sia stata una pietosa bugia per togliermi da quello stato di angoscia.


---------------------------------------
Quando sono stata la prima volta in India era il 1988, ieri dopo tanti anni vedo su fb postate delle foto, e chiacchierando (sempre su fb) con chi le aveva postate ho saputo che....nulla è cambiato!
Foto e commento di Arianna Minghetti Melani. 
GRAZIE Arianna!!!!






"Ho letto i tuoi appunti: no, non è cambiata. È esattamente così. È un pugno nello stomaco. È come l'hai descritta tu... E va vista, assolutamente. È difficile da raccontare a chi non c'è stato, perché non ci si crede. Stasera qui a dieci metri dall'hotel c'era un uomo senza vita steso a terra. Attorno a lui capre, topolini e topoloni grandi come gatti e bambini che giocavano tra montagne di rifiuti. Io però li vedo, a loro modo, felici."

#Cuba

Era il 1997, novembre.
Sola soletta me ne sono andata in crociera, una crociera iniziata in aereo fino a Cuba e poi a zonzo in nave, toccando anche la Jamaica.
Rileggendo i miei appunti mi rendo conto, perché non me lo ricordo, che il viaggio aereo con precedente imbarco deve essere stato faticosissimo. File di ore per i passaporti e bagagli.
La cosa più divertente del tragitto aereo, e che ricordo bene, è stato quando poco prima di atterrare ci hanno spruzzato tutti con un disinfettante, usando uno di quegli strumenti che da noi si usavano nel dopoguerra per il DDT.

Quando, all' 'arrivo, abbiamo attraversato Cuba in pullman  ho intravisto una città misera e triste.

Mi ha fatto pensare a Livorno quando ero piccola: poco illuminata, case vecchie, sporco..pochi negozi tipo terzo mondo. Dalle finestre aperte la visione di qualche interno, illuminato con le candele: miseria.
Ma al porto, cambio di scenario: Tutto pulito illuminato e lussuoso, piante rigogliose e un complessino locale che suonava, bene, solo per noi "Besame Mucho".
Sono riuscita a dimenticare la borsa nel metal-detector e me ne sono accorta solo in nave. Ma tutto è finito bene!

11 novembre 1997 - Cuba, o meglio l'Avana o..meglio ancora LA HABANA!
Di Cuba ho visitato la Biosfera, di cui sapevo poco o nulla.
È  uno degli ecosistemi meglio conservati al mondo: il 22% del suo territorio è stato dichiarato protetto e sono ben sei le aree considerate dall’Unesco Riserva della Biosfera.
E' un luogo fantastico, un inno alla natura che avrebbe richiesto ben più che una mattinata per visitarlo. Purtroppo non ho preso appunti e i miei ricordi sono solo rapidi flash.
Nel pomeriggio abbiamo gironzolato per la città, che di giorno mi ha offerto il suo lato migliore.
Cuba è bella, e in quegli anni era anche pittoresca: non potrò mai dimenticare le vecchie auto dipinte di rosa, azzurro, verdino...

sembravano grandi fantastici giocattoli. 

E la quantità di sidecar che, tra l'altro, non avevo mai visto.
Poi affascinante la parte monumentale e turistica dell'' Avana. La parte Vecchia.
Sulle stradine che la percorrono si affacciano verande di legno intagliato o di ferro battuto, patii andalusi,si intravedono giardini nascosti, chiese, monumenti e piazze pigramente adagiate sotto al sole caraibico.
Le case sono colorate e la gente spesso cantava camminando. 
Ricordo bene un edificio con l''' immagine di Che Guevara, 

il Museo de la Revolùcion e una fabbrica di sigari, li facevano ancora a mano ed era in un bellissimo edificio in stile coloniale.
H o visitato  il bar-ristorante dove andava Hemingway , la"Bodeguita Del Medio", 

e ho saputo che Lui non è stato l'unico personaggio famoso a frequentarlo.
Insomma, Cuba è un posto dove tornerei subito, e la sua capitale LA HABANA mi è rimasta nel cuore.

#Université De Perpignan - 3°

9 luglio 1988

Stasera sono particolarmente triste. 
Laura si è fatta qualche amica italiana e sta (giustamente) con loro e stasera l'Università non ha organizzato nulla così sono "dans ma chambre", tutta sola e con le lacrimucce che spingono per uscire.
Ho parlato con Claudio ma, "naturellement" Gianfranco non c'era e non si sapeva dove fosse e quando tornasse. Laura è andata a pattinare.
Nel pomeriggio lei è rimasta in camera e io sono andata a vedere CERET, piccolo paese che potrebbe somigliare a Lizzano ma che ha un très petit musèe dell'arte moderna con qualche Picasso, Mirò, Tapies….
La visita sarà durata tre quarti d'ora visitando il museo due volte e poi non c'era altro da fare, dopo una rapida occhiata al paese, che sedersi in un bar "avec les trois dames" con le quali ho fatto, si fa per dire, amicizia.
Una ha 66 anni, ed è italiana, l'altra ne ha 58(olandese) la terza più o men la mia età ma è rimasta vedova lo scorso anno e quindi è comprensibilmente e spesso triste (tedesca). GINA - ANNEKA - INGE e MARIELLA'.

UNO SPASSO!

Dimenticavo, ieri sera c'è stata la grande festa con bevuta di sangria e tutti ci davano come non ci fosse un domani, e les trois dames bevevano, ballavano, e una si scopriva con la scusa del caldo, gambe e poitrine (seno). MON DIEU!
L'occupazione maggiore, alla quale non partecipo, è cercarsi il maschio, ed è divertente osservare i tentativi e gli approcci, anche perché ci sono molte più donne che uomini. Dopo…viene lo studio del francese.
C'è gente di tutte le razze, tantissimi italiani, tedeschi, olandesi, svedesi e danesi, polacchi, un autentico americanino di Miami e perfino una ragazza di colore del TCHAD, nel mio corso.
Ma la popolazione più numerosa è quella dei Bergamaschi, seguita a ruota dai FIORENTINI (come me)!!!!
Comunque sono diventata una specie di mamma per le ragazze italiane che mi chiedono consigli e mi vengono anche a dare bacetti. Mi fa molto piacere.
C'è una ragazzina di Bergamo molto dolce che ha una cotta per Luca Carboni e quando ha saputo che arriviamo da Bologna mi ha guardato come fossi la madonna!
Basta, sono stanchissima….buona notte….e
FINE

# Universitè De Perpignan - 2°


4 luglio 1988
Abbiamo deciso di restare, ci siamo munite di detersivi, catinella per il bidet, un tegamino, grucce, scottex ecc…
Colazione in una "patisserie" e abbiamo bevuto il latte (Laura) e il caffè au lait io, pessimo, in un baretto e poi siamo andate a fare i test scritti e orali. Sembrava di essere agli esami, eravamo emozionate! 
Abbiamo scoperto che ci sono un "casino" (Mariella..non si dice!!) di Italiani.
Il mangiare è abominevole e servito nella tristissima mensa di una scuola (abbiamo comperato frutta e biscotti e li mangiamo "dans la chambre"). La cosa peggiore (o migliore?) è che ogni cosa o luogo è distantissimo dal resto.
Per andare dalla nostra camera alla caffetteria dell' universite bisogna scarpinare per un bel po' di strada e 

altrettanto per recarsi a mangiare (fuori dall'università) e c'è anche della salita. Laura dice che avremo cosce e glutei sodissimi alla fine del corso.
Pomeriggio a Perpignan città. Ci ha portato la navette dell'università che di solito va alla spiaggia, ma oggi il tempo non è un granché.
Perpignan è carina, case basse, un piccolo castello, una strada, la principale, con tanti oleandri (lungo un fiume?) e tanti bar e gelaterie. 

Ci siamo fatte un gelatone come ricompensa per essere state due ore in banca provando a farci cambiare un assegno. Fortunatamente avevo la carta di credito altrimenti non mi davano una lira, o  meglio un franco.

Poi shopping in un grande magazzino. 
Cena penosa, proiezione di diapositive di Perpignan e dintorni e poi a nanna un poco più sollevate (ma non troppo).

5 luglio 1988
I corsi si dividono in
. cadet 1- 2 - 3
. Junior 1 - 2 - 3
. Senior 1 - 2 - 3
Laura è cadet 1 (principiante) ma perché l'ha chiesto lei per farsi buone basi. Infatti della sua classe è di gran lunga la migliore.
Io sono (vergogna!!!) cadet 3 e non sono neppure la più brava.

6 Luglio 1988
Ci si abitua a tutto. Adesso la camera (spazzata, dato lo straccio, pulito il bagno, fatta provvista di frutta ecc… ci sembra quasi accogliente.
Ma i percorsi restano lunghi e il mangiare orrendo. Per ovviare al mattino facciamo colazione in camera nostra, latte caffè solubile o cacao, frutta biscotti o Crisp Rolls e così oltre a fare una colazione di nostro gusto ci risparmiamo  almeno un km.
La mattina "tous les jours" dalle 8,30 alle 10,30 lezione di Francese, grammatica, vocabolario, verbi ecc…, dalle 10,30 alle 12,30 Espressione orale e Francaise de la rue; questo, per me, è un corso molto divertente.
Il Prof. è un ragazzo con forte senso dell'umorismo e della contestazione e ci fa lavorare su fumetti di Wolinski e poesie e giornali "un peu à gauche".
Per Laura è più noioso (ennuyeux) perché ripete quello che ha appena fatto a scuola.
Riesco finalmente a far funzionare i telefoni (non sempre) e da Gianfranco arrivano telex come da un marito innamorato. Peccato che non l'abbia trovato in casa nemmeno una sera.
segue

#Universitè de Perpignan 1°(Francia



03/07/1988
SI PARTE, mia figlia ed io, con la testa confusa per l'agitazione e il poco dormire. Sveglia alle 5,30 arrivo in aeroporto alle 7 meno qualche minuto. Ci accompagna G. che ha molta fretta di liberarsi di noi.
Viaggio per Parigi regolare, colazione, pioggia e freddo all'arrivo. Navette per Orly dove dobbiamo attendere l'orario e poi più di un'ora per ritardo. 
Perpignan è grande, il viaggio normale. Arriviamo con l'ora di ritardo e così non troviamo la Navette che deve portarci all'Università. Cambio un po' di lire, che con quanto ho già è appena sufficiente per pagare le rette, speriamo in seguito di riuscire a cambiare un assegno.
Prendiamo un taxi e via all'università. Passando intravediamo la città: ne' nuova ne antica con l'aspetto di città di mare… ma il mare è a 20 km.
Il taxi ci scarica in un piazzale all'estrema periferia, in quartiere nuovo e che pare disabitato. Subito una scala da fare, con due valigie cadauna per raggiungere l'ACCUEIL e qui inizia il divertimento.




Il mio francese è scarso, loro non parlano Italiano. Alla fine riusciamo a capirci, sopratutto loro a capire la storia della Laura che non doveva esserci ecc.….e ci portano allo "Studio".
Grande, squallido, sporco, senza acqua calda, senza tenda nella doccia, senza bidet, senza un solo gancio per appendere, senza un solo appendiabiti nel piccolo armadio.
E' "Rez de chaussee" quindi piano terra e le finestre sono sulla strada.
Pazienza: sono le 16,30 e ci rendiamo conto di non avere pranzato; sorpresina: all'Università la domenica non c'è niente. Ci fanno uno schizzo per come raggiungere una caffetteria o un bar che, forse, sono aperti.
Chilometri..o per la stanchezza sembravano tali, in un paesaggio da THE DAY AFTER o  I Sopravvissuti finché un anziano signore ci ha portato, camminando camminando in un posto dove siamo riuscite a mangiare un lungo sfilatino con Camembert.
Poi un'altra persona gentile, un ragazzo che frequenta l'università in inverno, ci ha riaccompagnato.
Telefonare a casa è complicatissimo, due o tre cabine sparpagliate in un'area grandissima, e malgrado cia siamo  procurate dei franchi ci mettiamo un'ora. Questo però ci porta un risvolto positivo: conosciamo un gruppetto di ragazze italiane, di Bergamo, simpatiche e gentili.
Alle 18 riunione per informazioni, rigorosamente e solo in francese. Ce le fornisce Monsieur Patrick Bellegarde, giovane e ….pas male.
Per finire modesta cena gentilmente offerta e poi…a dormire, scoraggiate e deluse, chiedendoci se restare o trovare la maniera di tornare a casa. Decisione rimandata a domani, la stanchezza è troppa.