Adesso
l'India è una potenza economica, e sarà molto cambiata e simile
(purtroppo) a noi.
Ma nei miei appunti ho ritrovato un' India incredibile.
Ma nei miei appunti ho ritrovato un' India incredibile.
Uno
dei ricordi più vividi è l'arrivo a Bombay, il primo impatto con
questa enorme quantità di gente, davvero esagerata, una folla che
comunicava, dormiva, mendicava, faceva i suoi bisogni accoccolandosi
con la massima disinvoltura sui marciapiedi.
Vigili
con le dita nel naso e i calzettoni senza piedi.
E
mentre il taxi filava per le grandi strade, nel crepuscolo, i miei
occhi vedevano situazioni che la mia mente quasi non accettava.
File
e file di baracche e capanne miserevoli, e bambini, vecchi, storpi,
donne per lo più bellissime, in sari.
Improvvisamente,
meravigliosa e inaspettata, una lunghissima processione che poi ho
saputo essere cattolica; e le affascinanti luminarie per i matrimoni
che là si celebrano con sfarzo incredibile.
E
poi Marina Drive e la splendida baia, e l'arrivo al nostro hotel, il
Taj Mahal, sontuoso e pieno di luci mentre tutto attorno una piccola
folla di indiani stazionava quasi tutto il giorno e guardava dentro,
tenendosi lontano, con gli occhi sbarrati per lo stupore.
E
ancora più vivo mi torna il ricordo della prima sera, quando abbiamo
deciso di uscire e fare due passi, e ci siamo trovati quasi travolti
e assaliti da orde di bimbetti cenciosi e infelici, magrissimi, che
con voce cantilenante ripetevano senza sosta "one rupie, one
rupie…" attaccandosi alle gambe degli uomini, tirando noi donne
per i vestiti.
Su
tutto stagnava un forte odore di piscio.
Ci
siamo lasciati commuovere (e non era possibile fare altrimenti) ed
uno di noi ha allungato una manciata di monetine.
A
quel punto si sono aggiunti altri bimbi, una madre col piccolo
magrissimo in braccio, e alcuni storpi hanno cominciato a seguirci
finché, col cuore stretto e pieni di angoscia e anche vergogna
(almeno io) siamo rientrati in fretta.
Mai
avevo vissuto così nettamente il disagio di entrare in paradiso
lasciando gli altri a piangere all'inferno.
La
sera siamo andati tutti a dormire turbati e tristi, non avevamo
ancora capito che in India elemosinare non è come da noi, è
abituale, che la povertà non è miserabile e abietta e che quei
bimbi, quelle madri, quegli storpi non sono disperati come lo
sarebbero da noi.
La
loro filosofia li aiuta ad accettare quello che chiamano il karma.
Così
almeno mi dissero… ma oggi mi chiedo se non sia stata una pietosa
bugia per togliermi da quello stato di angoscia.
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Quando sono stata la prima volta in India era il 1988, ieri dopo tanti anni vedo su fb postate delle foto, e chiacchierando (sempre su fb) con chi le aveva postate ho saputo che....nulla è cambiato!
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Quando sono stata la prima volta in India era il 1988, ieri dopo tanti anni vedo su fb postate delle foto, e chiacchierando (sempre su fb) con chi le aveva postate ho saputo che....nulla è cambiato!
Foto e commento di Arianna Minghetti Melani.
GRAZIE Arianna!!!!
"Ho letto i tuoi appunti: no, non è cambiata. È esattamente così. È un pugno nello stomaco. È come l'hai descritta tu... E va vista, assolutamente. È difficile da raccontare a chi non c'è stato, perché non ci si crede. Stasera qui a dieci metri dall'hotel c'era un uomo senza vita steso a terra. Attorno a lui capre, topolini e topoloni grandi come gatti e bambini che giocavano tra montagne di rifiuti. Io però li vedo, a loro modo, felici."
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